giovedì 3 dicembre 2015

Come si beve una coca-cola secondo Antonio.

Antonio dice che la coca-cola va bevuta così:

1. si prende un bicchiere di vetro grande che il contenuto di una lattina ci deve stare tutto;

2. si versa di botto la coca-cola in modo che faccia la schiuma, che la schiuma, dice Antonio, serve a diminuire il grado di frizzantezza, perché secondo lui se non fa la schiuma la coca-cola è troppo frizzante;

3. poi bisogna metterci una fetta di limone e qualche cubetto di ghiaccio che così si annacqua un po' che se no è troppo dolce.


Quella bevuta direttamente in lattina gli fa schifo pure a lui dice che poi gli rimane sullo stomaco.  

lunedì 30 novembre 2015

Lista incompleta dei film o dei telefilm che ha visto Angi

Quel film che io Carla e Tea vediamo prima di Natale e cantiamo le canzoni. Quel film ambientato a Parigi che la protagonista è una ragazza eclettica con il caschetto che manda in viaggio un nano da giardino. Quel film di un tipo che conosce i genitori della sua fidanzata, e il papà è un ex agente della CIA che finge di essere un fioraio. Quel film dove vanno a caccia di tornadi e la zia ha una casa con delle istallazioni mega belle. Quel film dove gli alieni escono dal petto e sembrano degli insetti e la protagonista era stata anche un'amica dei gorilla. Quel film dove due amiche vanno a cercare un tipo incontrato la sera prima, durante il viaggio demoliscono un bagno e quando arrivano lui è in chiesa che si sta sposando. Quel film con le navicelle spaziali, uno yeti marrone che sa usare le armi e un tipo con un armatura integrale nera che respira un po' male. Quel (tele)film dove ci sono tutte le favole però modificate e le donne non sono tutte rincoglionite. Quel film ambientato in Italia con due fratelli, uno diventa un po' hippi e l'altro un poliziotto. Quel film in un internato maschile dove un sorvegliante insegna ai ragazzi a cantare e c'è una canzona sull'aquilone.

domenica 29 novembre 2015

Tenerina o quasi di cachi.

Gli alberi di cachi sono in assoluto i miei alberi preferiti, a dire il vero anche le betulle e le querce mi piacciono, e anche i faggi e i castagni in effetti, ma gli alberi di cachi sono proprio bellissimi. Mi piace che quando sono senza foglie hanno quelle palline rosso arancioni di cachi appese. E quando c'è pure un po' di neve sopra diventano ancora più belli. Quasi tutti i miei amici non amano i cachi, persino quelli che mi vogliono talmente tanto bene da assaggiare ogni mio piatto non riuscito non vogliono mangiare la mia mousse di cachi, che è buonissima davvero, se frulli insieme cachi, ricotta e zucchero quello che risulta non può che essere buonissimo. Ieri però abbiamo dato una festa per il ringraziamento, un po' in ritardo, in Via dell'Orso e c'erano una trentina di persona stipate nella nostra piccola cucina, un sacco di cibo, vino, una chitarra, un mandolino, un'armonica e una cupa cupa. E i miei cachi secchi distribuiti clandestinamente in camera mia, non capisco perché, sono piaciuti un sacco. Sono quasi finiti. Di solito devo pregare le persone perché assaggino i miei cachi secchi, ieri no, è stato bellissimo. Comunque la scorsa volta che sono tornata a casa abbiamo raccolto tantissimi cachi e allora ho provato a farci una torta. L'idea era di fare una tenerina di cachi, ma c'era troppa farina perché uscisse tenerina, però è uscita comunque buona e morbida. Mi sono basata su questa ricetta presa da un altro blog, ma non ci ho messo né cacao, né cioccolato fondente perché volevo che si sentissero bene i cachi. 

Tenerina o quasi di cachi

Ingredienti
4 cachi ben maturi
180 grammi di farina
75 grammi di burro
100 grammi di zucchero
2 uova
mezza bustina di lievito

Procedimento
Montare gli albumi a neve. A parte frullare il burro con lo zucchero,  aggiungere i tuorli, poi i cachi e infine la farina con il lievito. Incorporare delicatamente gli albumi. Versare il tutto in una tortiera imburrata e cuocere in forno a 180° per 50 minuti. 





venerdì 27 novembre 2015

Di cachi essiccati, nasturzi e fiori di rosmarino.


Carli questa estate mi ha detto che ha comprato un essiccatore e ho visto che stava essiccando il mondo. Mi sono ricordata un'estate in campeggio che qualcuno aveva portato delle verdure secche e le abbiamo fatte rinvenire nell'olio e ci abbiamo condito la pasta e mi era sembrata la pasta più buona del mondo. E poi c'è quella cosa che si dice che fare le conserve è una scommessa per il futuro ed in un momento di incauto ottimismo ho deciso che forse volevo scommettere anche io su un futuro prossimo. Mi sono detta che in fondo fra qualche mese avrei avuto voglia di mangiare roba secca. Che poi oltre che una scommessa sul futuro la conservazione è anche un modo per trattenere il passato, è un po' come fare le fotografie, si tratta di catturare pezzi di vita, di trattenere ricordi, che siano immagini o fiori di rosmarino secchi. Babbo è andato nel solaio dei nonni a prendere il vecchio essiccatore in cui il nonno seccava i funghi e abbiamo cominciato a seccare i cachi anche perché l'inverno forse non è la stagione migliore per entrare nel trip dell'essiccazione che se mi succedeva in estate potevo essiccare zucchine, pomodori e carote e fare quella pasta di cui vi dicevo prima, ma ora potevo seccare poi solo i cachi, che mi piacciono tantissimo, però mi sarebbe piaciuto essiccare anche altro. Poi mi sono ricordata che volevo anche cominciare a mangiare i fiori e visto che non era proprio la stagione più adatta ho essiccato gli unici fiori eduli che c'erano: i nasturzi e i fiori di rosmarino. In ogni caso per essiccare i cachi bisogna usare quelli ancora acerbi che se li mangi allappano e ti sembra di avere del velluto in bocca. Però lo assicuro una volta secchi diventano buonissimi. Si tagliano a fettine non troppo sottili, almeno un centimetro e si mettono nell'essiccatore o in forno per tanto tempo a basse temperature. Bisogna ricordarsi di girarli ogni tanto che a noi si sono fusi sulla rete dell'essiccatoio e abbiamo fatto un sacco di fatica a staccarli.




giovedì 26 novembre 2015

La lista di alcuni film che ho visto.

Quel film con l'attrice a cui si sono ispirati per fare la governante di Julia che fa la suora.

Quel film di uno che è lo stesso che ha fatto Ace Ventura che scopre che il suo mondo è tutto finto e se ne accorge in barca quando va a sbattere sul muro degli studi televisivi.

Quel film con Julia Robert che fa l'insegnante di storia dell'arte.

Quel film in cui Nicole Kidman fa Virginia Woolf e ha un finto grosso naso e secondo me è ancora più bella.

Quel film che ho visto con Angi una volta di due madri bellissime e biondissime che hanno due figli bellissimi e biondissimi e ognuno di loro ha una relazione con la madre dell'altro.

Quel film in cui c'è Amélie che fa Coco Chanel e canta quella canzone al piano forte.

Quel film in cui c'è Amélie ed è il seguito dell'appartamento spagnolo.

Quel film dove c'è un bambino che dice di vedere la gente morta.

Quel film dove un bambino simile a quello che vede la gente morta viene rinchiuso in una buca sotto terra da dei rapinatori e il figlio di uno di questi rapinatori diventa suo amico.

Quel film che non ho visto tutto ma la protagonista era vissuta in un orfanotrofio e da grande decide di tornarci per aprire una casa famiglia e suo figlio ha degli amici immaginari.

Quel film che parla del viaggio delle schiscette in India, che nel film chiamano lunch box, che vengono preparate dalle mogli e tramite un efficiente servizio di trasporti recapitate calde sul luogo di lavoro, e poi succede che c'è un errore e da uno scambio di schiscette nasce una storia d'amore.

Quel film che ho visto in Irlanda dove c'era una stranissima nebbia in un supermercato e dalla nebbia uscivano dei tentacoli.

Quel film che non volevo neanche vedere ambientato in una sorta di Scozia post-apocalittica in cui ci sono sia dei punk metropolitani che una sorta di Medioevo.

Quel film con il vampiro di Twilight che poi finisce che con qualcuno in un ufficio a New York, nelle Torri Gemelle, proprio l'11 settembre.

Quel film del bambino che voleva fare il ballerino in Irlanda e suo padre e suo fratello facevano i minatori.

Quel film un po' fantasy con un fauno e dei richiami alla guerra civile spagnola.

Quel film che Angi e Carla vogliono sempre vedere a Natale e sanno le canzoni a memoria.

Quel film che si ispira al laureato ma in chiave moderna.

Quel film con la Alba quella con un cognome difficile, con le api e Monica Bellucci nella grotta.

Quel film in cui Sandra Bullock è canadese e super antipatica e le scade il permesso di soggiorno allora deve sposarsi subito con un americano e alla fine si innamorano e Sandra Bullock diventa simpatica.

Quel film dove a un certo punto fanno all'amore come animali selvatici nella Death Valley.

Quel film com Marlon Brando che fa Emiliano Zapata.

Quel film ambientato durante il fascismo con Sofia Loren che fa la mamma, la nipote di Mussolini che fa la figlia e Mastroianni che viene confinato perché è omosessuale.

Quel film con Nicole Kidman stranissimo senza scenografia con la mappa della città disegnata per terra con un gessetto.

Quel film con George Clooney che ha preso talmente tante volte l'aereo che ora può volare gratis, ma non sono sicura.

Quel film spagnolo in cui c'è una scena di un uomo piccolissimo che cammina sul corpo di una donna nuda.

Quel film sempre spagnolo in cui frullano i sonniferi nel gazpacho.


Quel film di Woody Allen il cui il protagonista che non è Woody Allen canta tanti auguri a te quando si lava le mani.

venerdì 28 agosto 2015

Dov'è la lingua di gatto? I porcelletti di marzapane di Angela.

Ecco un nuovo post di Angela: una torta bellissima senza gli eccessi del cake design. 

PORCELLETTI DI MARZAPANE


Ci sono dei giorni dove non hai voglia di fare niente. O meglio. Hai voglia di fare qualcosa, purché sia diverso dal solito. Ma non si tratta di un semplice “ammazzare il tempo”.


Quando succede, io di solito mi cimento nei collage di foto, negli origami (solo recentemente grazie alla mia amica Tea), e da oggi anche nelle decorazioni per torte.


Quando ero piccola, mia mamma ordinava la mia torta di compleanno dal Pasticcere del paese e ogni volta sulla torta c'erano degli splendidi animaletti di marzapane che divoravo solo io. Io amo il marzapane. Era da un po' che avevo addocchiato questa decorazione e da subito l'ho trovata super simpatica.





Quindi oggi, sveglia presto, sono andata a comprare l'occorrente. Online, cercando la ricetta di questa torta ho notato che ognuno fa una base di torta al cioccolato diversa, e sopra viene posta una ganache (è una miscela di panna e cioccolato) al cioccolato.

Io, conoscendo i gusti dei miei polli, come base ho fatto una sacher (per la ricetta rimando a questo post), quindi sopra ho messo la glassa al cioccolato. Il risultato è comunque carino.

Per quanto concerne il marzapane, la ricetta è super semplice e veloce. Tuttavia non ho trovato l'ingrediente principale, fortunatamente si può trovare il marzapane già fatto in, più o meno, tutti i supermercati.


Ingredienti
(per 200 gr. abbondanti di marzapane, assolutamente sufficiente per fare almeno 6 maialini)

100 gr. di farina di mandorle

100 gr. di zucchero
1 albume d'uovo (magari 2)

Preparazione:


Miscelare farina di mandorle e zucchero e aggiungere lentamente l'albume. La consistenza non deve essere ne eccessivamente granulosa ne eccessivamente liquida. Quindi regolarsi con l'albume. Se dopo averne messo uno, il composto risulta ancora granuloso, aggiungere lentamente un altro.

Suppongo che ognuno avrà il suo modo di “costruire” un maialino. A me sono tornati utili alcuni utensili e piccoli dettagli: un coltellino, delle bacchette di legno con la punta, dei “bastoncini ricoperti di cioccolato” (ce ne sono di varie marche) per fare il recinto e delle palline di cioccolato da decorazione per gli occhi. So che esistono degli utensili molto “professional” per le decorazioni da masterchef...purtroppo io non ne sono dotata.


Le teste e le pance dei porcelletti sono a forma sferica, un po' schiacciata. Per fare gli occhi, ho dapprima fatto due buchini con le bacchette di legno e poi ho apposto due palline di cioccolato.
Le zampine sono la parte più complicata: ho fatto piccole palline, poi appiattite leggermente e tagliate lungo un raggio con un coltello. Essendo piccole sono poco maneggevoli. Ma con pazienza si riesce. Principio simile anche per il “latoB”: una vaga forma sferica, tagliata in superficie per fare le chiappette. E un serpentino arricciato per fare la codina.


Dopo aver concluso la preparazione dei maialini, prima di stendere la glassa (o la ganache che sia), apporre lungo la torta i bastoncini di cioccolato che fungeranno da recinto. Per tenerli attaccati, si può mettere un nastrino attorno alla torta. Io non ne ho avuto bisogno. Poi stendere la glassa un po' grossolanamente, fin lungo i bordi, così che grazie a questa anche i bastoncini rimaranno attaccati. Infine porre i porcelletti nella disposizione che preferite!
  • Buon divertimento! E buona giornata out-of-routine!


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lunedì 6 luglio 2015

Sciroppo di fiori di sambuco non proprio a km zero

A Bologna in questi giorni si muore, ci sono 39 gradi reali e quelli percepiti sono molto di più. La notte non si può dormire e neppure di giorno. Ho rinunciato a studiare nei miei tavoli di vetro preferiti in San Giovanni in Monte e mi sono convertita alla biblioteca di archeologia che ha due vantaggi: l'aria condizionata ed è al piano terra, quindi non devo fare le scale per raggiungerla. L'unica cosa che mi dà sollievo in giornate come queste è fingere di essere al mare con la mia coinquilina e fare il bagno nella nostra vasca riempita di acqua fredda, con tanto di occhiali da sole e fingere di bere un cocktail, che è un vero finto cocktail fatto di sciroppo di fiori di sambuco. Un altra cosa che mi da sollievo e farmi sventolare con il ventaglio da Angela che oramai è una sventagliatrice professionista. 

Ormai è tardi per fare lo sciroppo visto che i sambuchi saranno oramai in frutto, ma posto comunque la ricetta per i prossimi anni. 

In realtà voleva essere un'autoproduzione per la decrescita felice a km zero, sulla scia delle marmellate che fa il mio babbo. Ma c'è un piccolo problema con il km zero, mi sono fatta raccogliere i fiori dalla mia coinquilina in Ticino e me li ha portati a Bologna, assieme al limone coltivato da sua zia, dove ho effettivamente preparato lo sciroppo. Quindi bisogna considerare 300 km se lo si beve a Bologna e 600 km se lo si beve a Lugano. Chiedo scusa a tutti i teorici della decrescita e al mio babbo. 

Sciroppo di fiori di sambuco

Ingredienti (per 3 litri d'acqua)

almeno 24 fiori si sambuco
4 o 5 limoni biologici
3 kg di zucchero

Ci andrebbe l'acido citrico ma non avendolo ho usato il succo di un limone.

Procedimento

Pulire i fiori e togliere tutti gli insetti, altrimenti oltre a non essere km zero non è neppure vegan. Mettere i fiori in un barattolo di vetro, ricoprirli d'acqua, mettere il succo di un limone e il resto dei limoni lavati e tagliati a pezzetti grossi. Chiudere il barattolo e lasciar riposare tre giorni, ogni tanto mescolare.

Dopo tre giorni filtrare, eliminare i fiori e i limoni, e portare a ebollizione il liquido con lo zucchero.
Mescolare un paio di minuti fintanto che si addensa. 

Versare il composto bollente nei vasetti precedentemente sterilizzati, non fino all'orlo, lasciare 1 o 2 cm. Chiuderli e capovolgerli. Una volta raffreddati verificare che abbiano fatto il sottovuoto. 

Usare uno o due cucchiai da minestra di sciroppo per ogni bicchiere, aggiungere ghiaccio o menta a piacere!











domenica 7 giugno 2015

Lucciole, biciclette rumorose e lavaggio strade.


Quella sera fra gli alberi sotto a San Michele in Bosco era pieno di lucciole che non sembrava neanche di essere in città. Bologna però era lì, bellissima ci aspettava rassicurante, luminosa e un po' rossiccia. L'erba profumava di prato e i fili d'erba taglienti suonavano. E c'erano pure i pipistrelli e io ho pensato che pipistrello fosse la parola più bella del mondo. E. si è seduta vicino a un soffione e non voleva che il vento lo disperdesse. Indovinavamo le costellazioni in un cielo notturno pallido e chiaro dove le stelle brillavano poco, ma noi lo sapevamo che c'erano. In compenso erano le lucciole a sembrare stelle perché erano luminose e infinite. Bologna d'estate è strana, le giornate sono lunghissime, soffocanti, pigre e pesanti di malinconia. Per cercare di scacciarla ho pure giocato un po' a calcio dove i prigionieri facevano la loro ora di libertà. Ma non serve a nulla, bisogna solo rassegnarsi e aspettare la sera. Che quando arriva cambia tutto. Ci sono le lucciole, l'aria e tutto è spensierato. Come quando siamo scese velocissime come frecce da Via San Mamolo con una m sola, con le nostre biciclette un po' vecchie e rumorose e che come dice Sara ci dovremmo inventare una canzone sulle biciclette rumorose. E mi è piaciuto anche andare in bicicletta in Piazza VIII agosto che avevano appena lavato le strade ed era tutto bagnato e l'acqua sull'asfalto ricordava quasi il profumo della pioggia. 

Di carciofi, insetti e bambini con la spada

Teo al Làbas guardando i tre carciofi che tenevo nella borsa mi ha detto che a lui i carciofi fanno un po' impressione, dice che secondo lui assomigliano a degli insetti. Ho pensato che avesse ragione, però non gliel'ho detto perché a me i carciofi, anche se mi sembrano un po' minacciosi, mi piacciono. 
Non la pensava evidentemente come me e Teo quel bambino a cavallo di un triciclo, con la spada in mano che gridava largo largo e pedalava dappertutto in mezzo ai miei amici, alle bottiglie di vino e alla spesa. Infatti quel bambino con il triciclo e con la spada in mano quando ha visto i miei carciofi si è fermato di colpo, gli si sono illuminati gli occhi e ha gridato entusiasta: - Carciofi!-. 
Mi ha subito chiesto se gliene regalavo uno. Mi è sembrato un po' sfacciato ma in realtà quel bambino mi è piaciuto all'istante. Gli ho chiesto perché lo volesse e mi ha detto che lo avrebbe portato a casa e cucinato. Allora io gli o ho dato il mio preziosissimo carciofo. E lui ha continuato a pedalare all'impazzata per il Làbas con la spada in una mano e nell'altra il carciofo. 
Con i due carciofi che mi sono rimasti ho fatto una buonissima pasta.

Pasta carciofi, zucchine e salsiccia

Ingredienti
1 spicchio di aglio
olio di oliva
2 carciofi
1 zucchina
1 po' salsiccia
vino bianco per sfumare
pasta

Procedimento
In una padella scaldare l'olio con lo spicchio d'aglio e poi aggiungere i carciofi puliti e tagliati a fettine. Sfumare con del vino e a metà cottura aggiungere la zucchina tagliata a dadini e alla fine la salsiccia sgranata.
Condirci la pasta. 


sabato 7 marzo 2015

Zuppa di castagne secche e funghi

Lo so bene che le castagne non si comprano. È uno dei tanti principi etici che ha guidato la mia vita e che crescendo, o forse invecchiando, sto imparando piano piano ad infrangere. Comprare le castagne è un po' come abbandonare l'autostop per la patente, guardare Canale 5 o mangiare le barrette kinder, quelle con il bambino angosciato sulla confezione. Lo so bene, me lo hanno insegnato i miei genitori che le castagne si vanno a raccogliere nel bosco. Però al Làbas il mio contadino preferito ne aveva raccolte un bel po'. E alla fine ne ho comprato un sacchetto. La volta dopo me le ha regalate. E la volta dopo ancora ero nel negozietto sotto casa a Sonvico e vendevano delle castagne secche e ormai che il tabù era stato evidentemente infranto non ho resistito. Ci ho fatto una zuppa che era buona nonostante le castagne fossero comprate. E l'ho fatto di nuovo a Bologna, al supermercato. 


Ingredienti
1 porro
1 cipolla gialla o bianca
1 spicchio d'aglio
castagne seccate 
brodo vegetale
qualche patata
funghi secchi
pepe

Eventualmente: 
panna
speck, pancetta o prosciutto crudo tagliato grosso

Procedimento
Il giorno prima mettere le castagne ammollo nell'acqua. Il giorno dopo bollirle nell'acqua salata. Mettere ammollo i funghi in una bacinella. In un'altra pentola fare un soffritto con l'aglio, la cipolla e il porro. Aggiungere le patate e dopo averle rosolate un po' aggiungere un po' di brodo. Aggiungere una parte di castagne e farle cuocere ancora un po' con il resto e poi frullare. Rimettere sul fuoco la zuppa con il resto delle castagne tritate grossolanamente, i funghi ammollati e cuocere finché sono cotti. Servire.
Eventualmente, ma non è necessario, aggiungere un goccino di panna a crudo, lo speck reso croccante in padella e un bel po' di pepe.



mercoledì 25 febbraio 2015

Dov'è la lingua di gatto? Un ceviche muy especial porque me falta mi Colombia

Una nuova ricetta di Angela ed Emi che sono orgogliosissima di ospitare su questo blog.

Un ceviche muy especial porque me falta mi Colombia

Dopo mesi di “silenzio stampa”, finalmente torno a produrre (o co-produrre) qualcosa di sfizioso in cucina. Tuttavia, questa volta, il titolo della mia rubrichetta è un indizio fuoriviante, puro gusto di depistare, poichè la lingua di gatto è rimasta a riposare nel cassetto. 
Recentemente ho avuto l'immensa fortuna di andare in Colombia, una terra che mi ha incantato e rubato “el corazon” e, aggiungerei, anche la gola in senso lato. “Lei” mi ha offerto sorrisi, calore, accoglienza, ma altresì una patina di tristezza sempre ben celata. 
In questo paese ho scoperto che l'avocado può essere grande quasi quanto un'anguria, ho deliziato il mio palato con frutta mai vista e mai sentita nominare e, con molto cautela, ho sperimentato la colazione salata. La mia curiosità culinaria, sviluppata dopo lunghi anni lontana dai vizi materni, mi ha condotto ad assaggiare piatti incredibili. 
La specialità che maggiormente mi ha rapita è stata il “ceviche”, è una ricetta qui a base di pesce e/o frutti di mare “cotti” nell' acido del limone/lime (con aggiunta di succo di mandarino o succo d'arancia). Durante il mio soggiorno in Colombia ho avuto la possibilità di assaggiare varie versioni di questo piatto: solo gambaretti; pesce misto e frutti di mare/lumache; con l'aggiunta del latte di cocco; e così via. 
Ceviche especial con chips di cocco e latte di cocco, leggermente piccante.
Chevice especial con succo di tamarindo e ostriche, zucchine e chips di alghe
È un pasto molto fresco, leggero ed ideale per gli amanti di pesce e frutti di mare e, con la supervisione di un colombiano molto speciale, ho riproposto il “ceviche” nell' adorata turrita Bologna a dei commensali altrettanto molto speciali. 

Ingredienti:

1 cipolla (il mio consiglio è che sia quella di tropea/viola)
1/2 peperone (possibilmente rosso, per una questione di colore)
prezzemolo (qualche rametto)
4 limoni
succo d'arancia
ketchup 
sale e pepe
400 gr. gamberetti (vanno molto bene anche quelli congelati, già scottati, se si vuole andare sul sicuro. La quantità è sufficiente per circa 4 persone)
crackers a volontà
(un avocado, se piace)

Preparazione:

Mi sto sempre più allontanando dalla filosofia delle “quantità esatte”, per abbracciare la religione dell' “andare a occhio”. Ed effettivamente qua funziona così. 
Tagliare finemente la cipolla, il mezzo peperone e il prezzemolo. 
Con uno spremiagrumi, ricavare dai limoni il loro succo e aggiungerlo agli altri ingredienti già sminuzzati. 

Aggiungere un poco (a piacimento, a dipendenza di quanto succo di limoni si ha ricavato) di succo d'arancia e un cucchiaio abbondante di ketuchup (serve a togliere un po' di acidità al tutto). 
Sale e pepe. E infine gamberetti. 
Ora arriva il punto davvero importante e assolutamente da seguire: il succo deve coprire COMPLETAMENTE i gamberetti (i quali galleggiano, ma non è quello il punto) e il TUTTO DEVE RIPOSARE ALMENO UNA NOTTE (preparato la sera, mangiato al mezzogiorno del giorno seguente), indicativamente almeno 12 ore. 

Tendenzialmente il “ceviche” si mangia accompagnato da cracker, che permettono di assorbire il succo di limone che rimane sul fondo del piatto. Se è gradito, si può aggiungere, tagliato a pezzetti, un avocado maturo.  

sabato 31 gennaio 2015

Schischetta vegan. Quinoa, cavolo nero, pomodorini secchi e arachidi salate

Ho pensato di farmi una schiscetta con l'avanzo del cavolo nero che ho usato per le chips. Sara fa un'ottima di pasta con il cavolo nero e ho pensato di farlo come lei ma di usare l'amaranto al posto della pasta e di aggiungerci delle arachidi salate. Che poi Sara è quella che mi ha insegnato a scaldarmi la schiscetta sui riscaldamenti di San Giovanni in Monte e quindi sono riuscita a mangiarmi un pranzo pure tiepidino.


Schischetta vegan. Quinoa, cavolo nero e arachidi salati.

Ingredienti

cavolo nero
olio
aglio
peperoncino
pomodorini secchi
arachidi salate
quinoa
dado vegetale (io uso quello del labas fatto di verdure tritate messe sotto sale)

Procedimento

Sbollentare il cavolo nero nel brodo e ripassarlo in padella con aglio, olio e peperoncino. 
Cuocere la quinoa nello stesso brodo in cui ho cotto il cavolo. Condirlo con il cavolo nero, i pomodorini tagliati e aggiungerci delle arachidi salate per dare un po' di croccantezza.







domenica 18 gennaio 2015

Chips di cavolo nero

Che pare che in America il cavolo nero stia spopolando, ma nel senso che è diventato una vera e propria ossessione. 
Mercoledì ne ho trovato un bel mazzo al mercato contadino e visto che sono stufa di farci sempre la ribollita ho cercato qualche ricetta nuova sul web e ho trovato moltissime ricette di queste chips di cavolo nero che in America chiamano Kale Chips. Sono facilissime da fare, anche se io la prima infornata l'ho bruciata. Le ho condite con sale marino, paprika dolce e con il peperoncino che ci ha regalato Davide e che è una vera bomba. 


Chips di cavolo nero

Ingredienti
cavolo nero
olio d'oliva
sale marino grosso
paprika dolce
peperoncino secco

Procedimento
Tagliare in pezzi grossi le foglie di cavolo nero, scartando la parte del gambo troppo dura, lavate e asciugate, spennellarle con un po' di olio e disporle su una teglia ricoperta da carta da forno. 

Far essiccare in forno una quindicina di minuti a 160 grandi. Una volta secche e croccanti spolverare con sale marino pestato nel mortaio con la paprika e il peperoncino.



venerdì 16 gennaio 2015

Crescioni con esubero di pasta madre e farina integrale

Da quando vivo a Bologna ho imparato ad amare la cucina emiliano-romagnola e la piada in tutte le sue molteplici forme. Ho provato a fare in casa i cassoni, crescioni o cascioni che altro non sono che una sfoglia come quella della piadina che viene farcita  e chiusa prima della cottura. Ho deciso di usare come ingredienti l'esubero di pasta madre, una parte di farina integrale e l'olio d'oliva invece che lo strutto. Si può farcire con quello che si vuole, io ne ho fatta una versione scamorza e speck e l'altra con zucca cotta al forno e fegatini di pollo alla toscana.

Crescioni con esubero di pasta madre e farina integrale 



Ingredienti

200 g di pasta madre (anche in esubero)
ev. 1 cucchiaino di miele o malto d'orzo
100 g di farina bianca
100 g di farina integrale
1 dl di acqua
sale
olio extravergine di oliva

Procedimento

Sciogliere la pasta madre nell'acqua tiepida con un cucchiaino di miele. Aggiungere la farina e l'olio. Impastare e dopo un po' aggiungere anche il sale. Se si ha tempo fare riposare un po'. 
Tirare delle sfoglie da cui ricavare dei cerchi.
Farcire e chiudere. 















Cuocere un paio di minuti per parti in una padella rovente e antiaderente. Vale la pena farne un bel po' e congelarli precotti. 



domenica 4 gennaio 2015

Torta ebraica di mandorle e arance

Visto che  ho deciso che quest'anno voglio imparare a fare le calze a maglia ho pensato di iniziare con una sciarpa, così come allenamento. Ieri, dopo un pomeriggio passato a sferruzzare mi è venuta una gran voglia di dolce.
Mi sono ricordata di una ricetta buonissima che mi era stata data da
un'amica di una torta alle mandorle al profumo di arancia. A lei la ricetta l'aveva data una cuoca di un'osteria fantastica di Ferrara, nel quartiere ebraico. È una torta molto veloce e facile ed è veramente buona, l'interno e morbido e rimane un po' umido e la crosta esterna è dorata e in alcuni punti l'arancia e lo zucchero caramellano.
Torta ebraica di mandorle e arance

Ingredienti
6 uova
300 grammi di zucchero
300 grammi di mandorle tritate
100 grammi di fecola di patate (io ho usato la maizena, ma secondo me va bene anche la farina)
2-3 arance (succo e scorza)

Procedimento
Montare gli albumi a neve e tenerli da parte al fresco. Montare i tuorli con lo zucchero, poi aggiungere le mandorle e la fecola e il succo di 2 o tre arance (io ne ho messa 1 e 1/2). Per ultimo aggiungere la scorza delle arance. Io non l'ho messa perché le mie arance non erano biologiche. Versare il composto in una tortiera imburrata. La torta deve essere piuttosto bassa, quindi bisognerebbe usare una tortiera piuttosto grande. Io ne ho usate due, una dal diametro di 24 cm e l'altra leggermente più piccola. Cuocere 40 minuti nel forno, preriscaldato, a 150°, aria calda.